Londra: i giurati decidono su Facebook, processi a rischio


Facebook è diventato in Gran Bretagna lo strumento di discussione di decine di giurati che infrangono la legge ogni anno discutendo i loro casi sul sito e mettendo a rischio la validità dei processi. A rivelarlo è il Times, che in un'inchiesta ha scoperto come molti giurati affermino sui loro profili Facebook di aver già deciso se un imputato è innocente o colpevole, prima ancora di aver sentito tutte le prove. Addirittura, in un post visionato dal quotidiano a gennaio, un giurato chiedeva ai suoi amici di pronunciarsi sulla colpevolezza o sull'innocenza dell'imputato del caso che stava seguendo. "Grazie per i contributi", ha scritto dopo l'uomo di Edimburgo, "tuttavia, mi hanno consigliato di rimuovere il post perché a quanto pare una giuria su Facebook non è valida in un processo". Ora ai giudici è stato detto di avvertire i giurati contro l'utilizzo di internet all'inizio del processo e il Lord Chief Justice - che presiede sulla Corte di Appello, la Divisione Criminale e la Divisione del banco della regina dell'Alta Corte - ha diffuso una nota in cui comunica che i giurati rischiano fino a due anni di carcere se discutono di un caso al di fuori del tribunale. Ma un giudice della Corte d'Appello interpellato dal giornale ha dichiarato che si tratta di un "problema reale e sempre più diffuso" che potrebbe servire ad alcuni criminali a ottenere un appello. È quanto è infatti accaduto in un caso che verrà sentito alla Royal Courts of Justice questa settimana: un giurato e un imputatosi erano messi in contatto su Facebook, facendo fallire un processo per droga e spingendo un uomo incarcerato per quel caso a presentare un appello per il suo rilascio.

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