L’Università di Haifa ha condotto uno studio sulle abitudini di circa 250 adolescenti dai 12 ai 19 anni. E’ stato chiesto loro quante ore passano davanti allo schermo del pc e quanto tempo dedicano al loro profilo su Facebook. E’ stato anche chiesto che cosa guardano in tv e quali generi di programmi raccolgono il loro interesse. Dai risultati è emerso che quanto più a lungo le ragazze passavano il tempo su Facebook, tanto più era probabile che soffrissero di disturbi alimentari come bulimia o anoressia.
Stesso discorso vale per la televisione o per tutti i contenuti di internet correlati alla moda. E questo per alcune è la molla che le precipita in un disturbo alimentare vero e proprio, le altre hanno comunque la tendenza a sottoporsi a diete insensate e vivono male, insoddisfatte e poco sicure di sé. I modelli estetici proposti dai media, allora, "Fanno malissimo - conferma Maria Malucelli, specialista di disturbi alimentari psicogeni della Fondazione Fatebenefratelli di Roma -. perchè nell'essere umano l'apprendimento dei comportamenti avviene per imitazione di modelli esterni, questo accade nel bambino.
Facebook fa male perché è comunque una comunicazione falsata, dato che non c’è un vero contatto umano". Per evitare questa deriva dei figli verso modelli irreali, secondo gli israeliani la chiave di volta sono i genitori: nel loro studio, se mamma e papà trascorrevano tempo con le figlie, guardavano e discutevano con loro i programmi televisivi, sapevano quali siti frequentavano le ragazze e navigavano anche in rete e su Facebook con loro, le adolescenti avevano una maggior autostima.
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