Facebook dice No ai profili del social network usati come ricerca


Pete Warden, un ricercatore indipendente esperto nelle indagini online, ha utilizzato circa 210 milioni di profili facebook per alcune ricerche sulle relazioni tra gli individui. Warden stava per pubblicare la ricerca prima di essere bloccato dai legali di Facebook, i quali gli hanno impedito di pubblicare qualsiasi dato e invitato a distruggere tutto ciò che aveva raccolto. Il motivo, secondo gli stessi legali, è da imputare alle condizioni riguardanti la privacy del social network. 

Il manager sulla policy della società ha sottolineato il fatto che il ricercatore ha rilevato tutti questi dati senza l’autorizzazione di Facebook, e che non è ammissibile la volontà espressa da Warden di voler rendere pubbliche, nonchè gratuite, le informazioni raccolte con questo sistema. Pete Warden ha sottolineato che tutti i dati che è riuscito ad estrapolare dal social network, sono dati resi pubblici dagli stessi utenti, che ha ottenuto senza nemmeno crearsi un account sul sito, “E mai m’iscriveròha aggiunto in una dichiarazione. Dunque informazioni pubbliche, rese disponibili dagli stessi proprietari dell’account, informazioni che chiunque utilizzando un browser può raccogliere, informazioni tra l’altro rese totalmente anonime prima della negata pubblicazione.

L’obiettivo della ricerca era quello di creare una sorta di mappa delle relazioni interpersonali, attraverso la raccolta di tutte le caratteristiche di circa 210 milioni di utenti, che mette in evidenza le modalità attraverso le quali gli individui si aggregano online in base alla propria area geografica d’appartenenza, all’orientamento politico ideologico religioso sessuale etc. Pete Warden, non avendo alle spalle un’azienda che lo proteggesse o che comunque lo aiutasse a sostere le spese per agire attraverso le vie legali, ha gettato la spugna, rinunciando alla pubblicazione dei dati e probabilmente provvedendo a distruggerli.

Fonte: Geekitaly

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