Facebook in picchiata a Wall Street e trascina il settore Internet


Il crollo di Facebook preoccupa Wall Street, trascinando al ribasso i principali listini del settore internet. Mentre il re dei social network perde quasi il 12 per cento, per il primo giorno in rosso dal debutto di venerdì scorso, Zynga cede oltre il 6 per cento, Yelp l'8,5 per cento, LinkedIn il 3,46 per cento e Groupon lo 0,52 per cento. Crolla del 7,1 per cento perfino il social network cinese Renren.

Morgan Stanley, principale sottoscrittore dell'Ipo con cui Facebook è sbarcato a Wall Street settimana scorsa, era in negativo nella prima ora di contrattazioni e adesso guadagna appena lo 0,1 per cento, mentre il resto dei titoli bancari avanza in modo più deciso. Wall Street, nel frattempo, mantiene un andamento generale in leggero rialzo, attorno all'1 per cento.

Come se non bastasse è arrivata anche la bocciatura di Forbes secondo cui l'Ipo è "un fallimento per sette motivi". Il primo è che è avvenuta troppo tardi. A questo si aggiunge il fatto che l'amministratore delegato, Mark Zuckerberg, "disdegna gli investitori. Non ha mai voluto che fosse quotata". Il terzo motivo è che Facebook non ha lasciato niente per gli investitori comuni.

Il quarto è un debutto in un mercato incerto a causa dell'Europa: "Al di là dell'Europa - spiega la rivista -, maggio non è buon periodo per quotarsi. Gli ultimi decenni hanno mostrato che la maggior parte dei guadagni in Borsa è realizzata fra ottobre e maggio". Forbes cita poi motivi più sostanziali: "La monotonia di Facebook" che ormai inizia ad annoiare, il fatto che non è necessario e che l'industria dei social media di massa è un catorcio.

Secondo il Wall Street Journal, l'opinione diffusa attribuisce la colpa a un prezzo di collocamento troppo elevato, 38 $ per azione, che ha dato a Facebook una valutazione di 104,8 miliardi di dollari. Per Sam Hamadeh, analista di PrivCo, il problema sono i fondamentali del colosso di Palo Alto (fatturato da pubblicità in calo nel primo trimestre fiscale; calo di utenti unici negli Stati Uniti; preoccupazione mostrata dall'azienda per il passaggio da computer fissi a dispositivi mobili).

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