Diagnosi via Facebook salva vita a bimbo di quattro anni


Facebook ha giocato negli Stati Uniti un ruolo determinante nel salvare un bambino affetto da una malattia rara. La storia inizia a maggio quando la scrittrice e fotografa Deborah Copaken Kogan pubblica su Facebook una foto del suo bambino di 4 anni, dopo che si era svegliato con un'eruzione cutanea e la febbre alta. La madre pensa ad un'infiammazione della gola.

Il piccolo Leo viene portato dal medico, che lo sottopone ad alcuni esami, con il sospetto che si tratti di scarlattina. C'erano stati già altri casi nell'asilo dove andava il bambino, e il contagio sembrava l'alternativa più probabile. Nell'attesa dei risultati del laboratorio, al bambino vengono somministrati antibiotici, senza però nessun miglioramento. Anzi, il giorno successivo le pustole aumentano.

"Sembrava Eddie Murphy ne Il professore matto", ha commentato la madre, riferendosi alla scena in cui il volto dell'attore diventa irriconoscibile dopo aver mangiato frutti di mare. La diagnosi però non arriva dal medico, ma da un'amica che contatta la donna, dopo aver visto le foto che Deborah ha continuato a postare su Facebook nei giorni successivi.

L'amica, il cui figlio ha avuto la stessa infezione poco tempo prima, le suggerisce di correre subito in ospedale, perché probabilmente il piccolo è affetto dalla sindrome di Kawasaki. La mamma allarmata si informa su Wikipedia, e segue il consiglio dell'amica. Quando arriva preparata dai medici, questi confermano la diagnosi. Nelle tre settimane successive il bambino, trattato adeguatamente, si è completamente ripreso.

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