Facebook e YouTube influenzano la ricerca sulla Ccsvi


La cura Zamboni viaggia su Facebook e Youtube e trova due validi alleati. Il tam tam mediatico si diffonde viralmente, al punto che dà origine ad un vero e proprio dibattito nazionale in Canada sulla necessita' di avviare studi clinici sulla cura made in Italy che intende combattere la sclerosi multipla. Sul presunto "people power" evidenziato da questo caso - il potere dei cittadini di influenzare la ricerca e le decisioni delle Istituzioni sanitarie - riflettono Roger Chafe e i suoi colleghi della Memorial University of Newfoundland, in un commento apparso questa settimana sulla rivista Nature. Nel 2008 Paolo Zamboni, chirurgo vascolare ferrarese, ha ipotizzato una nuova concausa della sclerosi multipla ravvedendola in un'insufficienza venosa cerebro-spinale cronica, nome in codice Ccsvi, che puo' essere risolta, a detta dello studioso, intervenendo sull'ostruzione con un opportuno intervento chirurgico. Cosi', senza l'uso di farmaci, la sclerosi multipla retrocederebbe dal suo implacabile e progressivo avanzare. Lo studio targato Zamboni era di modeste dimensioni, riflettono i ricercatori guidati da Chafe, non condotto in cieco ne' tantomeno randomizzato, ma e' stato ampiamente pubblicizzato in Canada, grazie al passaparola sul Web. Tant'e' che su Facebook i gruppi pro-Zamboni sono spuntati numerosi con decine di migliaia di fan all'attivo, anche se nessun ricercatore del Paese Nord americano ne' tantomeno la locale Multiple Sclerosis Society hanno sostenuto la necessita' di finanziare con fondi pubblici gli studi clinici sul trattamento della Ccsvi.

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