Padova, chattava su Facebook in ufficio: licenziata per scarso rendimento


Per un pò era sembrata a tutti la dipendente ideale. Inchiodata al pc anche di sera ben oltre l'orario di lavoro, la si vedeva spesso in ufficio anche al sabato mattina, a ditta chiusa. Con l'andare dei mesi si è scoperto invece che la ragazza era sì dipendente ma da social network.

''Facebook su tutti ma non solo'', spiega al Corriere del Veneto Patrizio Bernardo, legale di diritto del lavoro, che ha seguito il caso per conto dell'impresa. La ragazza, trentenne, funzioni e responsabilità di livello medio-alto all'interno di un'azienda commerciale del Padovano piuttosto importante, è stata licenziata.

''Il problema con la dipendente - spiega l'avvocato Bernardo - è emerso nel 2011. Abbiamo transato quest'anno, pochi mesi fa''. Di fatto azienda e impiegata hanno trovato un accordo e alla donna è stata riconosciuta una sorta di buona uscita, pari a un tot di mensilità.

Accordo, tra l’altro, che sta diventando la regola in questo tipo di cause, piuttosto complicate e molto frequenti dato che ormai Facebook, Twitter e amici virtuali hanno invaso la nostra vita.

Una tendenza che sta prendendo piede anche in Italia e che negli Usa è all’ordine del giorno: secondo l’ultimo studio dell’americana Proofpoint, l’8% delle società intervistate dichiara di aver licenziato dei dipendenti per colpa di Facebook e il 17% di aver effettuato dei richiami disciplinari per lo stesso motivo.

E se le aziende corrono ai ripari divulgando disciplinari interni con le indicazioni per l’uso corretto di internet e social network sui luoghi di lavoro, resta da capire come e se possano intervenire, ad esempio, sugli smartphone personali dei dipendenti, costantemente collegate alla rete.

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