Usa/ licenziato per un Like, Facebook: il pulsante è libertà di pensiero


Daniel Ray Carter Jr. deputato della Virginia, ha intentato una causa dopo che è stato licenziato dal suo datore di lavoro, per aver cliccato "like" nel 2009 sulla pagina di un candidato rivale nelle elezioni per la carica di sceriffo a Hampton, in Virginia. Quando ha dibattuto il caso, il giudice della Corte Distrettuale degli Stati Uniti Raymond Jackson ha dichiarato che il "like" di Facebook non è considerato libertà di parola.

Carter, che era vicesceriffo, è andato in tribunale sostenendo che la decisione di licenziarlo aveva violato il suo diritto di manifestazione del pensiero (freedom of speech), protetto dal primo emendamento alla Costituzione degli Stati Uniti. Ora il suo caso è arrivato in corte d'appello, e promette di essere decisivo per definire i limiti entro cui alcuni comportamenti sui social network possano essere equiparati ad altri più tradizionali modi di esprimere idee e opinioni.

Come riporta il Washington Post, Facebook e la American Civil Liberties Union (Aclu) hanno presentato alla corte d'appello una mozione in difesa del diritto costituzionale di Carter di esprimersi. Il tribunale di primo grado infatti aveva deciso che cliccare sull'icona "like" non sarebbe un comportamento protetto dal primo emendamento, in quanto non include "vere e proprie dichiarazioni".

La sentenza, se fosse confermata da tribunali di più alto grado potrebbe essere estesa per analogia a molte altre attività, come il re-tweetting. Così, molte attività in rete diventerebbero facilmente oggetto di censura. Secondo Facebook, ogni giorno i suoi server registrano più di 3 miliardi di "like". Alcuni esperti come Eugene Volokh, professore di legge all'Università della California a Los Angeles, ritengono che la decisione di I° grado sia sbagliata.

Facebook 1st Amendment

Via: TM News

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