È nata cerebrolesa ma l'Inps non le crede, la rabbia della mamma su Facebook


Questo è il dramma di una ragazza di 37 anni, cerebrolesa dalla nascita e con una condanna in più: la burocrazia. Si chiama Claudia B., vive a Torino, immobilizzata a letto o su una sedia a rotelle da quando è venuta al mondo. Ha bisogno di tutto e di tutti, e in casa sono archiviati decine di documenti e certificati che dimostrano la sua (evidente, innegabile, incontestabile) disabilità gravissima. Ma per l’Inps a caccia di falsi invalidi Claudia potrebbe essere una truffatrice. Potrebbe fingere.

Così ipotizza l’Inps. Lo fa per Claudia e per migliaia di altri malati gravi, persino di Sla: a tutti, in tutta Italia, l’Istituto di previdenza chiede copia dei documenti che certifichino la vera invalidità. «Un assurdo», sbotta Marina Cometto, madre di Claudia, donna battagliera che in questi anni non ha mai lasciato sola un istante la figlia, e con la sua forza ha portato avanti numerose altre battaglie per tutti i disabili. Marina C. ha sfogato tutta la sua rabbia su Facebook e su Youtube, dove ha pubblicato persino un video della figlia cerebrolesa in seguito a una sofferenza fetale: 

«L’Inps - dice Marina - prevede 100 mila verifiche entro dicembre 2010, altre 500 mila entro il 2013. Ma non si rende conto che non è penalizzando i veri invalidi che si scovano quelli falsi? Dei veri invalidi esiste già tutta la documentazione in regola, le persone che vivono la vera disabilità hanno centinaia di certificati di medici pubblici o privati...». Truffatori potenziali. Oltre ai casi come Claudia, l’Inps chiede di dimostrare di essere veramente disabili anche a persone colpite da Sla e da patologie genetiche come la spina bifida. «I bambini sono esclusi per legge, ma mi risulta - sottolinea sempre la madre di Claudia - che abbiano chiesto la documentazione anche alle madri di bimbi totalmente non autosufficienti».



Fonte: La Stampa

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