Conosciuta su Facebook, un uomo si finge 16enne e la uccide


La diciassettenne Ashleigh Hall, che mancava dalla sua casa di Darlington nella contea di Durham, da domenica sera, aveva detto alla madre Andrea che avrebbe passato la notte da un amico. Stando, invece, ai compagni del corso di babysitter del Darlington College che Ashleigh seguiva, la giovane doveva incontrarsi con un misterioso ragazzo conosciuto su Facebook e che le aveva detto di avere 16 anni. Ma a quanto sta emergendo dalle indagini, l’appuntamento sarebbe stato, invece, con un uomo di 32, fermato dalla polizia per un banale controllo alla macchina  nel tardo pomeriggio di lunedì vicino a Sedgefield e che, una volta portato alla centrale, avrebbe poi confessato agli attoniti agenti «di aver ucciso una ragazza». L’uomo, che ha dei precedenti per reati sessuali su adulti, è stato quindi arrestato con l’accusa di rapimento ed omicidio. Sarebbe stato lui stesso a portare gli investigatori nel luogo in cui giaceva il corpo senza vita della povera Ashleigh: soffocata con del nastro adesivo e abbandonata in un fossato deserto sul retro del ristorante "Little Chef", a pochi metri di distanza dal posto di blocco della polizia e spesso meta di coppiette in cerca di intimità.
«È un caso davvero terribile – ha confermato al tabloid l’ispettore Paul Harker, a capo dell’inchiesta – legato ad una serie di tragiche circostanze. Crediamo che i due si siano incontrati online e per questo non mi stancherò mai di ripetere a genitori e ragazzi di essere assolutamente certi dell’identità della persona con la quale chattano e di non incontrare nessuno se non si è sicuri di chi sia.
«Mettete in guardia i vostri figli sull’uso di Internet – ha supplicato la madre di Asleigh sul “Daily Mail” – e non lasciate che usino Facebook o siti simili se sono minorenni. Tutto quello che vi chiedo ora è di aiutare la polizia per evitare che ci siano altre vittime. Vedere che la mia Ashleigh mi è stata strappata in questo modo è difficile da accettare, ma non voglio che altre famiglie debbano vivere il mio stesso dramma».
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