Sospesa dal lavoro per aver criticato il capo su Facebook


Fabiola viene convocata d'urgenza dal direttore generale. In 12 anni di lavoro alla Cassa Nazionale di Previdenza dei Commercialisti non le era mai capitato di essere chiamata dalla direzione. Sale al terzo piano, entra nell'ufficio di Tommaso Pellegrini senza sapere cosa aspettarsi. Ne esce dopo appena un minuto con un provvedimento di sospensione disciplinare in mano. Mentre la scortano fuori dalla sede, sotto gli occhi increduli dei colleghi, legge la lettera: "Sospesa 15 giorni per un commento scritto su Facebook". Il commento era questo: "Anche due stronzi". Tre parole che Fabiola non ricordava nemmeno di aver scritto, due mesi prima, rispondendo a un post sulla bacheca di un collega. Ma al direttore "non è piaciuto questo elemento". Il suo profilo era tenuto sotto osservazione da tempo, le sue parole, le sue foto, i suoi "I like" erano stati annotati, registrati e archiviati, uno a uno. Ha usato parole pesanti e lo sa bene. Parole che pronunciate in una sede pubblica avrebbero giustificato il licenziamento. Ma lui le aveva scritte in privato, protesta. E non da un computer aziendale ma dal telefonino personale o da casa. Fuori dall'orario di lavoro. Ma di fronte ha un muro. Da quando si è insediato il nuovo Cda nel 2008, il clima in azienda - 164 impiegati e 50 mila iscritti - è pessimo. In 24 mesi sono stati emessi 22 provvedimenti disciplinari.

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