Accusato di furto scagionato da Facebook





Fino a oggi Facebook era stato usato nei processi solo per incastrare mariti infedeli e criminali che avevano lasciato incautamente sul sito le tracce delle proprie malefatte. Il social network americano può però rivelarsi anche un formidabile alibi davanti ai giudici. Prova ne sia il caso di Rodney Bradford, un minorenne di New York che due gorni fà i giudici hanno prosciolto dall’accusa di furto grazie alle prove fornite da Facebook.
I legali di Bradford sono infatti riusciti a dimostrare che al momento del furto in questione il ragazzo si trovava da tutt’altra parte della città, ad Harlem, e che stava «chattando» con la sua ragazza su Facebook. Constatato il tracciato elettronico del computer dell’imputato i giudici lo hanno immediatamente rilasciato, dopo averlo però trattenuto in carcere per 12 giorni.
Oltre al social network il ragazzo deve ringraziare anche il suo debole per i dolci. Un minuto prima del furto di cui è stato accusato Rodney si era connesso a Facebook per chiedere alla sua ragazza dove si trovassero i suoi pancake.
Le prove fornite da Facebook e Twitter sono ormai diffusissime nelle cause di divorzio, nelle controversie legali legate al mobbing negli uffici e nei casi di spionaggio industriale. Un uso talmente vasto da riaprire l'eterno dibattito sui rischi della sicurezza all'interno della rete. Joseph A. Pollini, docente di criminologia al John Jay College mette in guardia gli inquirenti a non fare troppo affidamento su questo tipo di prove: "Basta avere un username e una password valida per inserire dati in una pagina di Facebook al posto di un'altra persona. I più esperti di internet sono spesso adolescenti, conoscono la rete meglio di tantissime altre persone".
Fonte: Ansa

Nessun commento:

Posta un commento