Charlie Hebdo, Mark Zuckerberg: Facebook non sarà messo a tacere


Anche il Ceo di Facebook Mark Zuckerberg è intervenuto sull'attacco terroristico contro gli uffici di Parigi del settimanale satirico Charlie Hebdo, promettendo in un post su Facebook che il social network resterà un servizio in cui è possibile parlare liberamente senza aver paura di violenze e ritorsioni. Il co-fondatore di Facebook ha raccontato un episodio accaduto nel 2010 e che ha avuto come protagonista un estremista pakistano. In un aggiornamento di stato pubblicato venerdì sulla sua pagina ufficiale ha detto che un estremista in Pakistan ha combattuto per farlo condannare a morte.

"Alcuni anni fa, un estremista pachistano si è battuto per farmi condannare a morte perché Facebook si è rifiutato di vietare i contenuti su Maometto che lo offendevano. Ci alzammo per questo, perché diverse voci - anche se sono a volte offensive - possono rendere il mondo un posto migliore e più interessante", scrive Zuckerberg. "Facebook è sempre stato un luogo dove le persone di tutto il mondo condividono le loro opinioni e idee. Seguiamo le leggi in ogni paese, ma non abbiamo mai lasciato un paese o un gruppo di persone che dettano quello che le persone possono condividere in tutto il mondo". 

"Eppure - continua Zuckerberg -, mentre rifletto sull'attacco di ieri e la mia esperienza con l'estremismo, questo è quello che tutti noi abbiamo bisogno di respingere - un gruppo di estremisti che cercano di mettere a tacere le voci e le opinioni di tutti gli altri in tutto il mondo. Non lascerò che accada su Facebook. Io sono impegnato a costruire un servizio in cui è possibile parlare liberamente senza timore di violenze. I miei pensieri vanno alle vittime, alle loro famiglie, i cittadini francesi e le persone di tutto il mondo che scelgono di condividere le loro opinioni e idee, anche quando questo richiedono coraggio. # JeSuisCharlie".

Nel maggio 2010 il Pakistan aveva bloccato l'accesso a Facebook per un concorso di vignette su Maometto giudicate "blasfeme". Le immagini, considerate blasfeme in quanto alcuni hadith proibiscono ai musulmani di raffigurare Maometto in qualsiasi circostanza, avevano sollevato violente proteste in diverse città pachistane e portato alla censura di Facebook, YouTube e altri siti web. A sbloccare l'accesso al social network era stata l'Alta Corte di Giustizia di Lahore. Il giudice Ejaz Chaudry aveva ordinato di ripristinare l'accesso a Facebook con la motivazione che l'informazione non andava bloccata.



Fonte: ANSA

2 commenti:

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