Portale di arrampicata Climbook vince scontro legale con Facebook


Un piccolo portale online italiano per alpinisti Climbook ha vinto la battaglia contro Facebook. Il gigante dei social network aveva chiesto la sua chiusura a causa dell'utilizzo della parola "book" nel nome. Tuttavia, è stato riconosciuto che non vi è alcun rischio di confusione tra questi due portali. Climbook potrà continuare ad esistere e a usare il suo nome, nonostante l'opposizione da parte di Facebook. Il ministero dello Sviluppo economico (Mise) ha decretato che non c'è alcuna possibilità che il pubblico confonda il grande social americano con il sito degli arrampicatori italiani.

La decisione favorevole per il portale di arrampicata gestito dal soccorritore alpino Alessandro Lamberti è stata rilasciata dall'Ufficio Brevetti del Ministero dello Sviluppo Economico, che ha stabilito che potrà continuare a operare sotto il suo nome nonostante la parziale somiglianza. Facebook ha sostenuto che questo sito web è simile in termini strutturali, visivi, fonetici e concettuali ed è per questo che può fuorviare gli internauti perché potrebbero pensare di trovarsi sul sito di social network globale. Queste accuse sono state respinte, il che significa in pratica - scrive l'ANSA - che il fondatore del famoso portale Mark Zuckerberg non ha il diritto esclusivo della parola "book".


L'ufficio italiano ha concluso che non esiste il minimo rischio di confusione. I due marchi sono infatti "simili a un livello basso, sia a livello visivo sia a livello concettuale". Ed è altamente improbabile che l'utente possa confondere i due marchi, in quanto l'impressione generale dei segni nella percezione del pubblico è che i due marchi non sono simili. In questo modo, la battaglia iniziata il 2015 per il diritto al nome del sito, visitato dagli appassionati di free climbing, si è pertanto conclusa. I duemila arrampicatori che fanno parte della comunità di Climbook potranno continuare a consultare l'elenco delle vie di scalata e a lasciare i loro commenti sulla difficoltà delle loro salite. 

Il fondatore di Climbook è soddisfatto della decisione. «Il fatto che una comunità di scalatori, senza pubblicità, abbia un nome che finisce in "book" disturbava il gigante californiano tanto da muovere un procedimento contro di loro. Forse era arroganza, forse solo routine, fatto sta che questa volta il gigante deve abbassare la testa e gli scalatori potranno tenersi il loro nome. Grazie a tutti gli utenti, che ci hanno supportato numerosi» ha dichiarato Lamberti. Il social network ha sessanta giorni di tempo per opporsi alla decisione del Mise e cominciare un nuovo procedimento "ma con una motivazione così netta in primo giudizio, partirebbe sfavorita", conclude l'ideatore del sito di arrampicata.


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